L’Italia non è un paese per disabili

handicap
In questi giorni sono sobbalzata sulla seggiola leggendo questo post di genitoritosti e questo articolo su La Repubblica.
Genitoritosti riporta la notizia che è stato presentato un comma nella prossima manovra che stabilisce l’invio di ispettori nelle commissioni che devono certificare l’handicap dei bambini per avere l’insegnante di sostegno.
Ora, a parte il fatto che non so se chi governa ha mai fatto la fila come noi per entrare davanti alla commissione ASL per avere l’invalidità e la 104, se conosce il dolore dei genitori nel dover far un passo così forte per avere appunto un’insegnante di sostegno…
Ora dovremmo anche dare le prove dell’handicap dei nostri figli?
Ok. Se un medico mi trova il corpo calloso di mio figlio nelle risonanze fatte in gravidanza o nell’eco transfontanellare può voler dire solo due cose: ha preso una grandissima cantonata o è un mago e l’ha fatto apparire dal nulla!!
Repubblica di oggi invece riportava il caso di una professoressa di sostegno costretta a chiudersi a chiave con un ragazzo disabile in una classe separata.
Di sicuro non è questa l’integrazione che sogniamo per i nostri figli.
Abbiamo diritto a degli insegnanti con una formazione specifica, che possano far sì che i ragazzi seguano le stesse lezioni dei compagni con spiegazioni anche sì magari leggermente più ridotte ma non in classi a parte!

 

Il nostro primo PEP

… ossia Piano Educativo Personalizzato.
Quando oggi dopo pranzo sono andata all’asilo a prendere il raggio ho trovato le due maestre curriculari e quella di sostegno ad aspettarmi per sottopormi il documento da leggere per poi firmarlo.
Si tratta di una relazione sul bambino redatta da tutte le figure che si occupano di lui: genitori, insegnanti e terapista di riferimento.
Viene descritto in che modo si lavora con con il bambino per consolidare le sue capacità e per aiutarlo nelle cose in cui è più carente.
Il nostro PEP si adatta piuttosto bene al raggio, anche nella parte dove dice che mastica ancora male e che le relazioni coi coetanei sono scarse.
Purtroppo a causa delle influenze e tonsilliti continue riesco a mandarlo all’asilo in maniera molto discontinua ed i compagni lo vedono poco ed hanno quindi già formato i gruppetti di amici tra di loro.
Mea culpa comunque anche e sopratutto per il fatto che lavorando passo in asilo come una meteora (o un castigo divino) e non c’è una volta che io riesca ad attaccare bottone con qualche mamma.
A parte il fatto che se in questo periodo facessero anche a me il PEP risulterei anch’io socievole come un porcospino! 🙂

L’insegnante di sostegno (questo sconosciuto)

La scorsa settimana abbiamo avuto un colloquio con l’educatrice di riferimento del nido del raggio che dopo un lungo (ed estenuante) discorso ci ha detto che abbiamo sbagliato a non richiedere il sostegno per il prossimo anno alla scuola materna.
Ora premesso che:
  • non ho fortunatamente altri casi di disabilità in famiglia
  • non avendo ricevuto informazioni ne dal terapista ne appunto dagli insegnanti pensavo fosse una domanda inviata automaticamente dal nido in provveditorato
temendo di aver fatto un pasticcio per non essermi informata per tempo, mi sono attaccata al telefono e dopo circa 10 telefonate alla ASL ed  all’asilo ho scoperto che bastava solo presentare i fogli della legge 104 all’atto dell’iscrizione, cosa che peraltro ho fatto senza sapere che servisse a qualcosa.
Resta un certa perplessità ed una domanda che mi gira in testa da giorni: ci voleva tanto a dirmelo prima?