In questo periodo ho la sensazione che combattere per i diritti dei ragazzi non serva a nulla. Anni spesi a portare avanti lotte per le ore di sostegno e di terapia per scoprire, a quasi 45 anni, che nessuno a scuola o in Ufficio Scolastico Regionale ha a cuore gli interessi dei tuoi bambini.
Dopo aver scoperto la disabilità della monella e aver dovuto ricominciare daccapo con gli stessi passi già compiuti col raggio, mi è saltato agli occhi il marcio nelle scuole, nell’USR e in ASL.
Sono anni che sento blaterare politici nazionali e locali di inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità. Quasi tutti gli insegnanti che ho conosciuto, a parte pochissimi forse, ci si riempiono la bocca a sproposito.
Cosa è successo? Semplicemente mi sono resa conto che l’insegnante di sostegno non è della classe o assegnato a tuo/a figlio/a, ma è solo un tappabuchi utilizzabile per supplenze programmate in sostituzione di altri insegnanti. Fai ricorso? Spendi migliaia di euro di avvocato? Quando lasci tuo figlio sulla porta della scuola al mattino, non potrai comunque avere la certezza che l’insegnante venga magari messo a dare il bianco in palestra o ad fare lezione di italiano ad un bambino francese o spagnolo inserito a metà anno scolastico. Perché assumere un mediatore culturale se c’è il sostegno? E tuo figlio parcheggiato in classe a capire poco o nulla delle lezioni o in nella famigerata aula di sostegno (sì, esistono ancora) con l’operatore socio educativo a disegnare. Questo quando va bene, sennò in corridoio coi bidelli, perchè una volta per esempio è successo che il sostegno del raggio doveva fare lezione alla classe e non ce la faceva a gestirlo.
Contatti l’Ufficio Scolastico Regionale? Diventi un rompiscatole. Ti chiedono quasi cosa pretendi, viste le pochissime risorse disponibili. Dopo due o tre volte in cui si ripete lo stesso copione, cominci ad avere il dubbio che sia lo stesso USR a tagliare le ore in accordo coi Dirigenti Scolastici. Tu genitore hai perso anni di sonno, hai probabilmente un’ulcera per lo stress e cominci anche a sentirti un deficiente.
E adesso passiamo alla ASL. Le terapie in convenzione sono poche e servono quasi a nulla. Funziona più un viaggio all’estero di 10 giorni che un anno di terapie. Provato sulla nostra pelle.
Anni fa, quando il centro convenzionato tagliò parecchie ore al raggio osammo rivolgerci al difensore civico. Partì un lettera al Direttore Generale ASL e la neuropsichiatra che da un anno non rispondeva alle mie mail e non mi contattava in nessun modo si prese un richiamo. Ora abbiamo nuovamente problemi con le terapie della monella. Questa volta abbiamo osato chiedere il grado massimo della gravità per avere un posto in convenzione anche per lei.
La figura da deficiente è dietro l’angolo anche stavolta, quando capisci che la neuropsichiatra ASL e quella del centro convenzionato si incontrano ad intervalli regolari durante l’anno e probabilmente, mentre sorseggiano il caffè con panna e cacao, ridono insieme della tua coglionaggine. Perché rischiare di esporsi coi loro superiori per mettere gravi motivi sulla lista di attesa, quando noi genitori potremmo invece secondo loro portare la monella a far terapia in un centro a 50 chilometri? E se osiamo controbattere ci sentiamo rispondere che sì, è distante, ma è quasi vuoto.
Ed in tutto questo la monella lunedì comincia l’asilo con la 104 con gravità con 8 (otto!!!!) ore di sostegno. Vedremo se la neuropsichiatra ha finito di sorseggiare il mocaccino con la sua omologa e si degnerà di provare a buttar giù una relazione per aumentare un pochino le ore.
Se sento dire a qualcuno che comunque andrà tutto bene, mi viene l’orticaria.
Noi famiglie fragili, grazie alle istituzioni che se ne fregano, siamo diventati ancora più fragili.