Due anni fa, più o meno in questo periodo, stavamo cominciando con mio marito la compilazione dei documenti per il tribunale dei minori per tentare di ottenere l’idoneità all’adozione internazionale. Per quella nazionale, avendo già un figlio naturale, non ci è stato nemmeno permesso di compilare i moduli, anche se ne avevamo diritto…
Sono seguiti mesi di colloqui col nucleo adozioni che però, non appena abbiamo raccontato dell’agenesia del corpo calloso del raggio, hanno incominciato a dirci che il nostro percorso con loro poteva dirsi concluso.
Per quasi un anno, con mio marito, abbiamo cercato di dimostrare che si sbagliavano e che avevamo comunque diritto a provare ma non è servito a nulla.
Dopo una decina di incontri ed una visita domiciliare (in cui ci è stato fatto notare che casa nostra è di soli 3 vani, il fatto che sia di proprietà e senza alcun mutuo in corso non ha inciso in nessun modo sull’esito finale) abbiamo insistito col nucleo adozioni per inviare al giudice onorario la nostra relazione.
Ci siamo ritrovati quindi al tribunale dei minori con una relazione con parere negativo dei servizi sociali e l’esito, nonostante due colloqui in 4 mesi col giudice, era già scontato: inidoneità.
A questo punto confesso di aver fatto un grandissimo errore: ho presentato ricorso.
Errore perché avrei dovuto arrendermi all’evidenza che con un figlio disabile siamo considerati una famiglia pessima per un bimbo adottivo, perché a causa dell’handicap del raggio – secondo il nucleo adozioni – non avremmo avuto tempo da dedicare al nuovo arrivato e perché – secondo me – avendo già un bambino non saremmo stati disposti a tutto pur di arrivare sino in fondo.
Nella relazione inviata al giudice onorario c’è addirittura un passaggio dove con mio marito venivamo accusati di voler adottare un bambino per avere un “mini badante” per il raggio! Per mesi poi ci è stato fatto presente che se anche per miracolo avessimo ottenuto l’idoneità nessun ente o quasi sarebbe stato disposto ad abbinarci ad un bambino… E’ stato interpellato per un parere anche l’ex terapista del raggio che però in quel periodo non aveva già più da diversi mesi in cura il bambino…
Abbiamo avuto una grandissima difficoltà a trovare specialisti disposti a fare da controperiti contro quelli nominati dalla Corte d’Appello e quando due (una psichiatra ed una psicologa) si sono detti disponibili ci hanno proposto una cifra molto alta, tenuto conto che non eravamo per nulla sicuri di vincere ed anzi – anche loro, mentre tentavano di alzare sempre di più i loro onorari – continuavano a ripeterci che non avevamo nessuna speranza per il ricorso con un figlio disabile…
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata che nello stesso periodo un nostro conoscente con problemi di sterilità è riuscito a concludere con la moglie (dopo circa 4 anni di iter burocratico) l’iter adottivo di un bambino russo di circa due/tre anni d’età.
Ebbene, il bambino ha problemi neurologici e comportamentali ed è stato inserito in terapia nelle stesse strutture che hanno in carico il raggio.
I nostri conoscenti quindi, si sono trovati in difficoltà perchè sono passati dall’essere una coppia adulta senza figli all’essere una coppia con un figlio adottato con disabilità. Sono molto impauriti e disperati.
Moltissime volte abbiamo detto con mio marito al nucleo adozioni se non sia meglio una famiglia come la nostra abituata ad un figlio special needs piuttosto che due persone che non possono nemmeno sapere cosa significhi avere un bambino.
Evidentemente non basta che una famiglia sia disponibile ad accogliere un bimbo nato da altri genitori. Bisogna non avere figli propri, oppure che siano perfettamente sani. Ho tentato di andare con mio marito sino in fondo per denunciare quella che secondo me è una discriminazione ma alla fine mi sono arresa. Ho fermato il ricorso per non spendere energie in una causa in cui credevamo solo noi ed il nostro avvocato, che Dio la benedica (oltretutto ha dato alla luce sua figlia mentre seguiva il notro ricorso).
Il raggio spera sempre in un fratello o una sorella, ma se accadrà mai che arrivi, non sarà certo purtroppo dall’adozione internazionale…
Mi spiace molto per quanto vi è capitato: certo, sta a servizi sociali e Tribunale stabilire se una famiglia ha le caratteristiche e le risorse per un’adozione, ma non è sicuramente vero l’assioma che solo una famiglia senza figli o con figli sani sia la famiglia ideale per un bambino adottato, così come non è detto che una famiglia già con figli possa essere adatta all’adozione. Tutti i casi sono diversi e ci vuole molto rispetto e molta delicatezza per trattare una famiglia, una famiglia con figli o una con figli con problemi.
Se mai decidessi di capire meglio cosa è andato storto forse potrebbe essere utile, se ci riuscite, farvi una chiacchierata con qualche ente di adozione internazionale che operi sul vostro territorio e che conosce i meccanismi dei servizi sociali e tribunale locali: loro sono gli ultimi della catena e magari sanno come girano certi meccanismi.
Ti confesso che ho scritto il post mentre ero ancora incavolata nera per l’inidoneità.
Con mio marito non ce la sentiamo più di ritentare questa strada.
Se proprio vorremo dare un fratello o una sorella al raggio, tenteremo con uno di sangue.
Peccato però, perchè nonostante il percorso lungo da affrontare e nonostante le spese elevate ed i viaggi che avremmo dovuto inevitabilmente sostenere abbiamo lasciato il cuore sopra a questo bambino sognato.
Non so se è un caso isolato ma comunque un collega di mio marito che ha adottato un bambino di 2 anni circa nell’est europeo con la moglie (hanno problemi di sterilità) si è ritrovato un figlio con problemi cognitivi e disturbi comportamentali: pensa che ora è in terapia nello stesso centro del raggio! Probabilmente il centro adozioni ha valutato che non avremmo retto a due situazioni problematiche…
Cara Omonima, personalmente non ho alcuna fiducia nella capacità di giudizio dei servizi sociali. Hanno mandato me e mio marito in terapia di coppia perché “troppo affiatati”; il terapeuta ha emesso un parere molto positivo riguardo la nostra coppia, ritenendoci perfettamente in grado di “affrontare” un’adozione, tanto che non ha ritenuto di prolungare gli incontri oltre il minimo indispensabile. La sua relazione, tuttavia, non è stata tenuta in alcuna considerazione dai servizi, di conseguenza nemmeno dai giudici. Ci siamo così ritrovati, millecinquecento euro dopo (ci sarebbe saltata fuori una bella cameretta), con un decreto di inidoneità all’ado internazionale (mio marito, che è un chiacchierone, avrebbe difficoltà a entrare in contatto con il suo “io” più profondo, mentre io sarei “piena di rabbia per la mia mancata maternità”, anche se credo che nel caso me ne renderei conto, e non sono una con l’abitudine di mentire a se stessa). Magari un giorno o l’altro faremo un altro tentativo, ma al momento ci sentiamo troppo presi in giro per ritentare, specialmente dovendo trovarci davanti alle stesse facce.
E’ pazzesco, essere affiatati è una benedizione, non un problema secondo me!
Le nostre relazioni, quella di inidoneità e quella sempre con parere negativo che ci hanno stilato alla ASL quando abbiamo presentato ricorso non citavano problemi di coppia, ma solo che non ci è stata concessa l’idoneità perché nostro figlio naturale è disabile.
Con mio marito abbiamo faticato tantissimo a trovare due periti che ci rappresentassero per il ricorso. Quando finalmente abbiamo trovato una psichiatra ed una psicologa, dopo diversi colloqui da centinaia di euro senza fattura ovviamente, ci è stato comunicato che secondo loro non avevamo speranze. Se comunque avessimo voluto proseguire avremmo dovuto versare, TANTO PER COMINCIARE PER LE PRIME UDIENZE IN TRIBUNALE, 3000 euro.
A quel punto, stanchi, sfiduciati e con un figlio amatissimo ma fragile abbiamo deciso di lasciar perdere. Non siamo arrabbiati ma molto tristi. Dopo aver sperato per anni in un altro ragazzino e fratello per il raggio che venisse da lontano siamo stati messi in condizioni di arrenderci. Con un figlio naturale e 8 nipoti solo Dio sa quanto amore abbiamo ancora da donare, ma tant’è…
È un mondo strano, quello delle adozioni, ingiusto o comunque difficilmente comprensibile. Credo che nessuno, meglio di voi, avrebbe potuto comprendere e amare un figlio “venuto da lontano”. Grazie per la tua esperienza, per la tua risposta e per quello che sei. Tuo figlio è fragile, può darsi, ma fortunato a poter contare su una Persona Umana come te. Un abbraccio!
Grazie, un abbraccio!