In questi giorni, quando a lavorare mi capita il turno del mattino, pranzo con il maritino al Porto Antico sulle panchine sotto gli alberi frondosi vicino al museo Luzzati.
C’è chi è in vacanza, chi passeggia con gli amici, chi dorme e chi chiacchera ma a me piace stare anche in silenzio per riposare la mente e godermi il fresco.
L’asilo è finito ed ora il raggio usufruisce del servizio estivo. I problemi non sono mancati, ma sono tantissime le soddisfazioni.
Il mio amore ha fatto un mucchio di passi avanti: è capace di giocare “per finta” (cosa che con la sua patologia è un vero miracolo), riconosce i colori correttamente, si sforza di farsi capire quando parla e comincia ad abbozzare figure umane quando disegna.
Quest’anno però, più degli altri, è stato tosto.
Gli insegnanti, che tre anni fa mi erano sembrati in gamba, non hanno avuto desiderio e voglia di mettersi in gioco col bambino. Ho fornito loro tutto il materiale sull’agenesia e la scuola, ma penso sia volato al vento come le foglie in autunno…
Spezzo una lancia solo per la ragazza che gli ha fatto da maestra di sostegno in questi ultimi due anni. Grazie alla sua pazienza ed amore (perché il pargolo non è facilmente gestibile) ha pian piano raggiunto obiettivi che avevo paura di poter sperare.
Le maestre di classe lo hanno spesso preso di petto, scambiando problemi comportamentali provocati dall’agenesia per maleducazione e strafottenza, quindi si sono ritrovate con un bambino che spesso aveva reazioni violente e rabbiose (cosa che non fa mai ne a casa ne a terapia) sia con i compagni che con le maestre stesse.
Le insegnanti, dal canto loro, piuttosto che cercare una strategia col terapista ASL (cosa che ho tentato personalmente, ma senza ottenere risultati apprezzabili) hanno preferito tessere intorno a mio figlio la fama di picchiatore un po’ scemo e creandoci difficoltà col resto della classe, con gli altri genitori e con l’iscrizione alle elementari a febbraio di quest’anno.
E’ davvero un peccato, perché anche se non sarebbe potuto essere un paradiso, almeno avremmo potuto cercare di venirci incontro.
Non so quanti pomeriggi ho trascorso in ufficio, con l’ansia che fosse successo qualcosa anche quel giorno (uno schiaffo ad una bimba, una spinta…) senza riuscire a concentrami del tutto.
In realtà spesso, andando in classe a prendere il raggio, ho notato che quasi tutti i bambini si picchiano, si mordono ma quest’anno – se un compagno tornava a casa con un occhio nero tipo panda sicuramente secondo tutta la classe era stato il raggio.
Come ciliegina sulla torta la scorsa settimana, abbiamo avuto un incontro AL SECONDO GIORNO DI SERVIZIO ESTIVO con la preside e la responsabile della cooperativa che fornisce le maestre a luglio.
L’insegnante di classe della cooperativa (che tra l’altro fornisce anche servizi per disabili, anche se la ragazza non era in classe come sostegno) si è rifiutata di gestire il pargolo senza la presenza dell’insegnante d’appoggio perché (cito testualmente) non è pagata per prendersi degli schiaffi da nostro figlio.
Se insieme a questo ci sommate il fatto che lo ha fatto girare da solo per l’asilo, capirete la mia incazzatura maxima.
Dopo la riunione nell’ingresso dell’asilo, tra le mamme ed i bambini vocianti che entravano in classe, le cose sono migliorate ma io continuo a chiedermi se l’integrazione scolastica sia solo una parola vuota e priva di significato.
L’unica cosa che mi fa andare avanti sono i miglioramenti costanti che vedo nel bambino che fortunatamente non sembra essersi accorto ed aver risentito di tutti questi incompetenti.
Quando vedo il bambino sereno, felice che fa tutti i suoi passi avanti mi si apre il cuore, ma che fatica arrivare sino a qui!